Alcuni termini del gergo bancario (NPL, forborne..) sono ormai di uso comune in articoli e conferenze, ma sappiamo veramente cosa significano? Dal 2014 le indicazioni sempre più stringenti dell’EBA hanno imposto delle nuove linee guida agli istituti di credito in fase di valutazione della qualità degli attivi. Conoscere la terminologia e soprattutto ciò che implica per le banche una certa classificazione del credito permette anche all’azienda di agire in modo proattivo per mantenere il credito necessario alla continuità aziendale, perché i vincoli e le normative a cui sono sottoposti gli istituti finanziari si ripercuotono sulle esigenze di liquidità dei loro clienti. In questo articolo sul lessico finanziario ci focalizzeremo sulle definizioni di esposizioni deteriorate “non-performing exposures”.
Cosa significano quindi NPL, UTP ed in bonis? Quali sono gli elementi che determinano la classificazione dei crediti in NPL? E quali informazioni possiamo trovare in Centrale dei Rischi per prevenire/gestire i crediti deteriorati?
Crediti in bonis. Volendo descrivere i crediti deteriorati, è utile definire la situazione opposta, ovvero quella dei crediti in bonis. Questi crediti sono quelli che la banca ritiene solvibili, senza segnali di difficoltà (come ritardi nei pagamenti) da parte di un creditore, che quindi è ritenuto in grado di fare fronte, puntualmente e secondo le modalità contrattualizzate, al rimborso del suo debito.
NPL. L’acronimo NPL indica l’espressione Non Performing Loans o, in italiano, crediti deteriorati. In generale tale sigla individua quelle esposizioni la cui restituzione è considerata incerta dal finanziatore. Sotto questa sigla sono raggruppati crediti con diversi gradi di deterioramento, in ordine crescente:
esposizioni scadute e/o sconfinanti deteriorati;
inadempienze probabili (UTP);
sofferenze.
Analizziamo quindi le tre categorie di NPL e vediamo quali situazioni o quali informazioni determinano ogni caso.
Esposizioni scadute e/o sconfinamenti deteriorati. Sono esposizioni che sono scadute o eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni e oltre una predefinita soglia di rilevanza. Sono rilevabili in Centrale Rischi? Certo! Ci sono precise “etichette” che segnalano i cosiddetti past due, ovvero gli sconfinamenti che perdurano oltre i 90 giorni o oltre i 180 giorni. Per fare un esempio concreto, vengono segnalati in questo modo una rata di un mutuo impagata per tre mesi, o uno scoperto di conto corrente che permane da oltre 90 gg.
UTP – Inadempienze probabili. Le UTP (unlikely to pay), sono crediti per i quali la banca giudica improbabile che il debitore possa adempiere integralmente alle sue obbligazioni creditizie senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie (con inadempienze ci si riferisce sia al capitale che agli interessi). Solitamente si tratta di crediti afferenti aziende in difficoltà, le cui esposizioni possono però ancora essere riportate in bonis, grazie a interventi mirati. Gli UTP sono segnalati in Centrale rischi? Non esplicitamente. Non esiste un’”etichetta” per le inadempienze probabili in Centrale Rischi, poiché si tratta di un giudizio da parte della Banca, che si basa su informazioni interne ed esterne. Secondo le linee guida BCE, tra i parametri per la valutazione dei crediti deteriorati ci sono: aumento dei livelli di debito o delle garanzie reali, esposizioni scadute (sconfinamenti), default dei garanti, tendenza negativa del rating societario, insoluti, calo del fatturato, leva finanziaria… La maggior parte di questi elementi è quindi riscontrabile/monitorabile dai dati di Centrale Rischi e da quelli di bilancio e permette di presumere la valutazione della qualità del credito in esame.
Nella categoria dei crediti in sofferenza, quella più grave per l’istituto bancario, finiscono tutti i crediti che si trovano in stato d’insolvenza grave, anche non accertato giudizialmente, ma valutato dall’istituto di credito. Lo stato di sofferenza è presente nelle segnalazioni in Centrale Rischi e deve essere comunicato con tre giorni di anticipo dall’istituto finanziario al soggetto segnalato oltre che essere preceduto dall’azzeramento delle linee di credito. Non dovrebbe perciò essere una sorpresa per la società segnalata, tuttavia la sofferenza provoca un negativo effetto a catena sugli altri istituti per cui risulterà difficoltoso tornare in uno stato di classificazione positiva.
La classificazione dei crediti in NPL comporta per gli istituti obblighi di accantonamento, patrimonializzazione e classificazione di questi importi nel bilancio della banca. Le nuove direttive comportano per gli istituti una continua revisione della qualità dei crediti e quindi le aziende sono soggette a dei sistemi di controllo trimestrali (IFSR 9) con conseguenti adeguamenti dell’atteggiamento della banca in fase di erogazione del credito (importi, tassi, condizioni).
Il monitoraggio effettuato dagli istituti di credito per la classificazione dei crediti ricalca in pratica quel monitoraggio della continuità e della salute aziendale previsto dalla legge sulla crisi d’impresa (L155/2017 e art. 2086 c.c.) che è in vigore per tutte le aziende da marzo 2019. Ma, al di là degli obblighi di legge per gli amministratori, è evidente che per un’azienda (di qualsiasi dimensione, ma in particolare per le PMI) effettuare un monitoraggio continuativo degli aspetti finanziari e dei sintomi di crisi (da Centrale Rischi, bilancio e valutazioni prospettiche) sia necessario per prevenire/correggere o giustificare situazioni di difficoltà agli occhi degli istituti finanziari, per non incrinarne il rapporto e assicurarsi l’accesso al credito.
"La crisi non è trovarsi sull’orlo del baratro, ma un piccolo sasso che provoca una valanga."
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